Architettura e Paesaggio / Architettura / Architettura religiosa

CHIESA DI S.CLEMENTE

Le prime notizie sull’isola di San Clemente risalgono al 1131, quando il facoltoso mercante Pietro Gattilesso fonda una chiesa con annesso un ospitale per pellegrini e soldati in attesa di imbarcarsi verso la Terra Santa. La chiesa ha un impianto romanico a navata unica con transetto contenente l’altare maggiore e l’abside. In origine la Chiesa, come molti edifici veneziani, sorgeva elevata dall’acqua del vicino canale ma, con il passare dei secoli, l’innalzarsi della quota del medio mare unita al bradisismo che ha interessato tutte le isole della laguna, hanno portato la quota del pavimento interno ad essere molto bassa sul livello del mare. L’acqua del canale che filtra nel sottosuolo invade le fondazioni murarie, lo spiccato dei grandi e i setti in laterizio.  Circa una ventina o trentina di volte l’anno (dipende dal ciclo delle maree e dalle condizioni atmosferiche) si manifesta il fenomeno dell’acqua alta per cui il pavimento della navata viene completamente allagato per diverse ore.

STATO DI CONSERVAZIONE

L’edificio vive quindi con le strutture non visibili (fondazioni, piede murario, sottofondo di pavimentazione, ecc.) perennemente invase dall’acqua salina del canale e con le strutture visibili (murature in elevazione, pavimenti esterni e interni, ecc.) che vengono allegate con il ciclo dell’”acqua alta” più di qualche decina di volte l’anno. Quello della risalita dell’acqua dalle murature è il fenomeno principale che causa degrado all’interno della Chiesa; le murature adescano in profondità l’acqua sottostante che è immediatamente sotto al piano del calpestio, questa per il noto fenomeno della capillarità procede verso l’alto fino a dove la spinta, l’esposizione e il diametro dei capillari lo consentono, e poi inizia il fenomeno dell’evaporazione superficiale. L’altrettanto noto fenomeno della dissoluzione e riprecipitazione dei sali solubili contenuti nell’acqua di laguna, accentua e ingigantisce i fenomeni di degrado. Il ciclo costante e continuo dell’evaporazione dell’umidità salina da tutte le superfici orizzontali e verticali ha portato da un lato al degrado dei materiali che si staccano dalla quota del pavimento (variabile da 0 a circa ml. 3.50), e dall’altro a rendere l’aria dell’interno satura di umidità  rendendola quindi inusabile per qualsiasi fine. Il tetto è  realizzato con struttura principale e secondaria in legno e rivestito in coppi. A causa dell’esposizione ai forti venti di bora che investono in pieno le falde a nord della Chiesa, alcuni elementi si sono spostati lasciando a vista i coppi detti di “canale”; anche i grandi gabbiani che si appoggiano pesantemente sul manto di tegole hanno contribuito a muovere alcuni elementi che poi con il vento sono scesi verso le grondaie.

COMMITTENTE

Privato

DATA

2014

CATEGORIA

Progetto di Conservazione

LUOGO

Isola di San Clemente – Venezia

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Il Progetto

STUDI E ANALISI

La situazione fortemente compromessa a causa dell’umidità ha esposto il progetto a un’ampia fase di ipotesi progettuali preliminari. Se alcuni sistemi diretti o indiretti di risanamento hanno dato infatti negli ultimi decenni dei discreti risultati, (come l’elettrosmosi attiva o passiva, le iniezioni per lo sbarramento orizzontale, ecc.) questi sono interventi che si sono dimostrati risolutivi in ambienti meno ostici rispetto all’umidità salina, in zone dove l’umidità è meno aggressiva (cioè dove non esiste il fenomeno dell’acqua alta e dove la presenza di sali non è così massiccia come nella laguna veneta). Non esistendo quindi l’intervento risolutivo di bonifica per le murature veneziane, nel presente progetto si è partiti da questa presa di coscienza per optare per l’intervento di manutenzione minima che appunto consiste nel togliere le parti degradate e rifare l’intonaco a marmorino.

CARATTERISTICHE DEL PROGETTO E DELL’INTERVENTO

La scelta del minimo intervento si è posta quindi come unica via per rendere vivibile l’interno della Chiesa, riconferire una lettura delle superfici architettoniche ed eliminare il degrado visibile se non, come si è spiegato, le sue cause.  Al fine di predisporre il progetto di conservazione si sono effettuate una serie di schede grafiche in cui sulla base del rilievo metrico e fotografico, sono state aggiunte le considerazioni sui materiali, sul loro stato di conservazione ed infine sugli interventi previsti. Le tavole grafiche sono state effettuate sia sui prospetti esterni che interni, cercano una visualizzazione completa dei vari piani costituenti. La graficizzazione è stata poi ulteriormente completata con i fotopiani, per piani discreti, dei prospetti principali. Questa operazione è stata di supporto per poter indicare in modo metrico sia i materiali della fabbrica sia i relativi stati di conservazione.

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D:ERICA LAVORIVE-SAN CLEMENTESOPRINTENDENZAAUTORIZZAZIONE- P

Il Cantiere

Durante la fase di cantiere la manutenzione delle superfici prevista ha riguardato principalmente la sostituzione degli intonaci di recente realizzazione (circa 15, 20 anni or sono)  che allo stato di fatto si stavano completamente degradando per effetto dell’umidità di risalita capillare e dell’acqua di marea (fascia basamentale perimetrale). I nuovi intonaci sono stati eseguiti a seguito di campionature ad hoc snelle fasce alte dei prospetti interni per conoscere natura e composizione di quelli storici conservati . Altre opere eseguite sono state la pulitura e il puntuale consolidamento degli intonaci storici nella fascia oltre i 2/3 metri, il consolidamento e la conservazione  degli elementi lapidei degli altari  e il ripasso del manto di copertura.

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Fine Lavori

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